Gatti che dipingono, e non solo (prima parte)

da | Feb 17, 2024 | 0 commenti

Mi era stato detto che l’addomesticamento con i gatti è molto difficile. Non è vero. Il mio mi ha addomesticato in un paio di giorni. William Harvey Dana

Il 17 febbraio si festeggiata in Italia e in Polonia la Giornata del gatto; in Giappone si festeggia il 22 febbraio e in Russia il 1° marzo; invece il Giorno Internazionale del Gatto è fissato per l’8 di agosto.

A tutti coloro che hanno avuto la fortuna di essere conquistati da un gatto, propongo una riflessione su un aspetto veramente singolare di questi felini domestici: la loro capacità di dipingere.

Giovanni Boldini (Ferrara, 1842 – Parigi, 1931),
Ragazza con gatto nero, olio su tela, 1885, Collezione privata.

Tra tutti gli animali, domestici e non, che condividono la nostra vita, i gatti hanno sempre occupato un posto particolare. Scriveva William S. Burroughs: “(…) Io avanzo l’ipotesi che i gatti nascano come compagni psichici, come spiritelli del focolare, e che non abbiano mai deviato da questa funzione. Il gatto non offre servigi. Il gatto offre sé stesso. Naturalmente vuole cura e un tetto. Non si compra l’amore con niente. Come tutte le creature pure, i gatti sono pratici… “

Indubbiamente i gatti sono molto particolari e chiunque ne ha adottato uno – o è stato adottato da un gatto – lo sa bene.

Il piccolo Teo per la prima volta sul letto.

Michelino e Chino

In questi brani che vi propongo, vorrei affrontare un aspetto del comportamento dei gatti molto particolare e misterioso e su cui si sta ancora studiando: l’abilità di usare i colori, in forma creativa, da parte di questi felini in miniatura, lasciando a voi ogni considerazione sul loro incontestabile talento.

Iniziamo con le storie di tre gatti-pittori: Princess, Charlie e Rusty, protagonisti di questi esempi.

1- Princess che dipinge il ritratto del cane, 1986; Chicago.

Princess sta ritraendo il cane Boris (foto 1), focalizzando l’attenzione sulla medaglietta verde che gli pende dal collare. La ripetizione dei segni verdi dà il senso dell’oscillazione della medaglietta mentre le verticali, marrone chiaro, rappresentano il pelo del cane. La tecnica di questa gattina è inserita nel cosiddetto “Frammentismo elementare” o “Minimalismo”, caratterizzato da un’economia di linee che riproduce soltanto l’essenziale della forma.

2- Charlie che dipinge sul frigorifero lo strofinaccio, 1985; Sydney.

Charlie, invece, si cimenta in un lavoro ad acrilico in cui ripete i colori dello strofinaccio appeso vicino alla porta del frigorifero (foto 2). Questo gatto dipinge gli oggetti che vede e li trasferisce, in modo veloce e realistico, soltanto sullo sportello di questo elettrodomestico, ignorando tutti gli altri – lavastoviglie, lavatrice, forno… -. Il motivo di questa scelta risale probabilmente a un episodio: quando aveva sei mesi Charlie restò chiuso per qualche ora dentro il frigo, quindi, modificando ogni volta la superficie bianca del frigo con i colori che interpretano altri oggetti, è come se allontanasse da sé la fonte e l’origine del trauma con cui è costretto a convivere: l’enorme e incombente frigorifero!

3- Rusty che dipinge su vetro,1986; Edimburgo.

Prima di dipingere (foto 3), Rusty trascorre molto tempo ad annusare e a strofinarsi sull’oggetto che poi ritrae. La sua tecnica, definita come “Impressionismo psicometrico”, si sviluppa su vetro in quanto Rusty preferisce, oltre al contatto fisico con gli oggetti, poterli avere costantemente davanti agli occhi. Singolare come riesca sempre a scegliere sulla tavolozza i colori base degli oggetti che ritrae. I suoi padroni raccontano che tutto ciò che Rusty ritrae è collegato a episodi “rilevanti” della vita domestica familiare. Ad esempio, l’opera Blue Bike Blues del 1990 è sicuramente connessa al ricordo di un incidente provocato dal bambino più piccolo della famiglia che, con il triciclo, lo travolse mentre stava riposando placidamente in giardino.

Questi episodi sono solo alcuni esempi scelti dal materiale di ricerca raccolto da H. Busch e B. Silver, sui gatti che dipingono. Nel 1978 i due studiosi iniziarono a interessarsi del fenomeno, cercando di capire i motivi che portano i gatti a usare i colori e a tracciare con le zampette segni geometrici sulla polvere o sulla sabbia.

Una parte del materiale fu pubblicata, nel 1994, nel libro dal titolo Why cats paint, da cui ho tratto anche il seguente brano:

” (…) Il fine settimana seguente, in sette, affollammo la cucina della signora Day per vedere all’opera il suo gatto Tigger. Il gatto ne fu visibilmente infastidito: non entrò neppure in casa! Tre settimane dopo però, alla presenza di noi due, ci diede un rapido e tuttavia affascinante esempio della sua capacità artistica. Tigger restò a guardare la porta bianca del frigorifero per alcuni minuti, prima di avvicinarsi a uno dei piattini pieni di colore posti sul pavimento e, con la zampa, sfiorare leggermente la superficie della densa pittura in esso contenuta. Poi, in perfetto equilibrio sulle zampe posteriori, si sollevò e con il blu tracciò una delicatissima virgola, proprio vicino alla maniglia. Ripeté il motivo tre volte con colori diversi, uno sotto l’altro, quindi, lanciando appena un’occhiata alla sua opera, uscì con noncuranza dalla cucina per pulirsi le zampe. Tutta l’operazione, condotta da Tigger con una grazia spontanea, durò pochi minuti e fu come se nulla d’insolito fosse accaduto”.

Nel libro di H. Busch e B. Silver sono presentate le ricerche di alcune Università americane e inglesi sull’argomento, in altre parole, sulla capacità dei gatti di dipingere. Tutte le ricerche mirano a capire se il comportamento dei gatti-artisti dipenda dall’istinto di delimitare il territorio o se si possa parlare di un loro senso estetico. Comunque sia, alcuni dipinti eseguiti dai mici lasciano davvero a bocca aperta e se pensate che tutto quanto avete letto fino a qui sia impossibile arrivate fino alla terza parte di questo racconto e capirete come questa storia dei gatti che dipingono risalga addirittura al periodo dell’antico Egitto.

1- continua

Serenella Minto
Veneziana, liceo artistico e laurea in architettura. Autrice di articoli e saggi di critica d’arte e di un premiato testo di narrativa, ha collaborato con case editrici alla stesura di manuali di storia dell’arte e architettura. Inserita nell'Albo Speciale dei giornalisti del Veneto. Direttore responsabile della pubblicazione di "Veneto Arte". Curatrice dell’archivio dell’artista veneziano Yvan Beltrame.

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