Guardando la Pietà di Michelangelo

da | Apr 5, 2024 | 0 commenti

Michelangelo Buonarroti (Caprese, Arezzo, 1475 – Roma 1564). Pietà Vaticana, 1497-99. Marmo, 174×195 cm. Città del Vaticano, Basilica di San Pietro, Roma.

La giovinezza del volto di Maria, che dimostra addirittura meno anni del Figlio, presenta un’età incongruente rispetto al fatto che si sta verificando: la morte di Gesù, che viene rappresentato adagiato sulle ginocchia della Madre secondo un’iconografia nord-europea (la Vesperbild).

Scultore padano (forse scuola lignea di Guido Mazzoni). Pietà. Fine Quattrocento o primi anni del Cinquecento. Chiesa di Santa Maria delle Consolazioni, Este. Lo schema di questa Pietà prende spunto da un’iconografia collegata al modello di Vesperbild (vedi nota alla fine).

Riflettendo su Michelangelo ci chiediamo cosa voleva dirci lo scultore fiorentino che all’epoca aveva soltanto 21 anni e, per poter capire meglio, confrontiamo la Vergine della Pietà Vaticana, conservata nella Basilica di San Pietro in Vaticano e scolpita tra il 1498 e il 1499, con la Madonna col Bambino scolpita da Michelangelo nel 1501 (ma secondo altri storici nel 1503-1505) e conservata nella cattedrale di Nôtre Dames a Bruges: i volti delle due Madonne sono praticamente uguali, entrambe le figure rappresentano una Madre giovane, allora, perché nella Basilica di San Pietro Ella tiene in grembo il proprio Figlio morto sulla croce e il suo sguardo è fisso e pensoso, anziché tragico e struggente come in ogni rappresentazione della Pietà?

Michelangelo Buonarroti. Madonna col Bambino, 1501 (ma secondo altri 1503-1505). Marmo, altezza con il piedistallo 128 cm. Cattedrale di Nôtre Dame, Bruges.

Riflettiamo: la Vergine di Bruges porta sulla veste un fermaglio dove è scolpito un cherubino simbolo della “intelligenza chiara”, quindi, la Madonna prevede e conosce il proprio destino. Allora ecco svelato anche il mistero della Pietà: la Madonna dell’Annunciazione sa bene quale sarà la sorte del proprio Figlio e la immagina. Quindi Michelangelo non ci racconta un fatto realmente accaduto ma la previsione della Vergine – ecco perché sul corpo di Cristo non compaiono i segni della Passione -, e per ottenere questo l’artista lucida la superficie marmorea con una tecnica che possiamo definire del troppo-finito (l’opposto del non-finito michelangiolesco e della dialettica esistente tra spirito e corpo, tra idea e materia) per collocare le immagini smaterializzate in una dimensione che è al di là della realtà.

Michelangelo, Pietà Vaticana, 1497-99. Marmo, 174×195 cm. Città del Vaticano, Basilica di San Pietro, Roma.

Chi ha visto la Pietà dal vero se ne è accorto subito, nonostante i fitti panneggi della veste di Maria e i particolari anatomici descritti con minuziosa elaborazione, la luce scorre sulla forma levigata del marmo rendendo la scultura simile ad una bellezza eterea, luminosa, quindi la rappresentazione di un pensiero della Vergine che prevede quello che accadrà.

Quindi, riguardando la scultura ci si rende conto della capacità geniale del giovane Michelangelo di essere riuscito ad andare al di là del reale, avvicinando l’arte al pensiero, alla filosofia.  

Questi erano davvero tempi speciali, basta pensare a chi ruotava in quegli anni nel nostro universo artistico oltre a Michelangelo Buonarroti: Leonardo da Vinci, Raffaello Sanzio, Giorgione da Castelfranco, Tiziano Vecellio, Bramante, Lorenzo Lotto, Sebastiano del Piombo, Dürer, Bosch, Palladio, Sansovino etc.

Nota

La Vesperbild, termine tedesco che significa “immagine del Vespro” rimanda all’ora del crepuscolo come quella più adatta per pregare e riflettere sul mistero della passione e morte di Cristo. In particolare si riferisce alla sera del venerdì Santo in cui Cristo, deposto dalla croce, attende la sepoltura. L’immagine di Maria che piange Gesù morto deposto dalla croce di intenso patetismo, che non ha riscontro nel racconto evangelico, fa la sua comparsa all’inizio del Trecento nella scultura lignea dipinta della Valle del Reno e poi, anche con esemplari di terracotta, gesso o pietra, in Europa centro-orientale e, nel corso del Quattrocento, si diffonde anche in ambito locale.

Pietà (Vesperbild) da Oberschwaben (Ulm?), argilla rossa con lievi tracce di colore, collezione Liebieghaus. 1420 ca. Francoforte, Germania.
Serenella Minto
Veneziana, liceo artistico e laurea in architettura. Autrice di articoli e saggi di critica d’arte e di un premiato testo di narrativa, ha collaborato con case editrici alla stesura di manuali di storia dell’arte e architettura. Inserita nell'Albo Speciale dei giornalisti del Veneto. Direttore responsabile della pubblicazione di "Veneto Arte". Curatrice dell’archivio dell’artista veneziano Yvan Beltrame.

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